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Per gli ingegneri occupazione in calo e redditi in picchiata

 

È il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri a fare il punto nella consueta indagine, suoccupazione e remunerazione degli ingegneri in Italia nell’anno 2013. I dati che emergono non sono confortanti, in particolare per le giovani generazioni che si trovano ad affrontare la più grave crisi economica dal secondo dopoguerra in poi.

Se in passato il possesso di una laurea in ingegneriacostituiva un ‘lasciapassare’ per un accesso privilegiato al mondo del lavoro e della professione, oggi i giovani ingegneri condividono con i loro coetanei, seppure in misura più attenuata, difficoltà e ostacoli sempre più evidenti. Il tasso di disoccupazione tra gli ingegneri nel 2013 continua a crescere fino a sfiorare il 6%. Per i giovani laureati a un anno dalla laurea esso raggiunge l’11,5%, lontano dai picchi del 40% registrati mediamente tra i giovani italiani, ma comunque al livello più alto da quando si svolgono tali rilevazioni.

La crisi occupazionale colpisce indistintamente, ma con diversa intensità, tutto il territorio nazionale, da nord a sud: il tasso di occupazione è, infatti, sceso nelle regioni settentrionali dall’80,2% del 2012 al 77,7% del 2013, in quelle centrali dal 72,2% al 67,9% e sprofonda sempre più al meridione dove la quota di occupati non arriva al 64%(nel 2012 era il 68,8%).

La crisi si ripercuote soprattutto sulle donne e suigiovani; nel 2013 la quota di laureate in ingegneria occupate scende sotto il 65% (tra gli uomini è il 73,6%), laddove nel 2012 era pari al 72%; tra gli under 35 essa si attesta al 58% contro il 65,4% registrato nel 2012. Il momento “no” si evince anche dalla tipologia di contratto con la quale i giovani ingegneri trovano lavoro: rispetto al 2012 cala infatti vertiginosamente la quota di assunzioni a tempo indeterminato, attestandosi al di sotto del 58%, il valore più basso degli ultimi 13 anni.

A un anno dalla laurea solo un ingegnere su quattro riesce ad ottenere un contratto a tempo indeterminato, mentre è in aumento, rispetto al passato, la quota di contratti più flessibili: il 25,3% ha un contratto di formazione (nel 2012 era il 23,5%) mentre un ulteriore 25,3% ha un contratto “non standard“, definizione che cela anche forme di lavoro sommerso e irregolare.

Alle crescenti difficoltà a trovare occupazione si associa un inarrestabile calo delleretribuzioni medie. Un laureato in ingegneria che lavora come dipendente percepisce mediamente 1.289 euro netti al mese a un anno dalla laurea. A parità di potere d’acquisto, tale retribuzione si è ridotta di oltre 150 euro negli ultimi 5 anni, pari a -11%. Gli ingegneri italiani si confermano, dunque, tra i meno pagati d’Europa, con una differenza delle retribuzioni medie (rispetto a paesi come Germania e Francia) anche del 40%.

Non meraviglia, così, che un numero sempre crescente di laureati in ingegneria decida ditrasferirsi all’estero anche in maniera definitiva: nel 2013 quasi un laureato in ingegneria del 2008 su 10 si trova ad essere occupato all’estero, così come il 6,5% dei laureati del 2010 e il 6,2% di quelli del 2012. E il dato preoccupante è che tale quota cresce più velocemente tra i neo laureati, segno inequivocabile della persistente incapacità del sistema produttivo italiano di assorbire per intero la “produzione” di laureati in ingegneria delle università italiane.

Anche l’attività professionale vive una delle sue pagine più difficili. In meno di 5 anni il mercato dei servizi di ingegneria ha perso oltre un quarto del suo valore, passando da oltre 20 miliardi di euro a poco più di 15. Particolarmente evidente è il crollo degliinvestimenti per la realizzazione delle opere pubbliche: in base ai dati elaborati dal Centro studi, gli importi posti a base di gara nei bandi per i servizi di ingegneria (escluse le somme destinate all’esecuzione dei lavori) sono infatti crollati da 1 miliardo e 200milioni circa del 2009 ai neanche 400 milioni di euro del 2014.

E per i giovani professionisti l’accesso al mercato dei servizi di ingegneria appare particolarmente impervio: è la vigente normativa a lasciare alle stazioni appaltanti la possibilità di richiedere, tra i requisiti di partecipazione alle gare, un numero di dipendenti e un fatturato annuo che chi ha avuto appena accesso al mercato (e non solo) può difficilmente disporre. Solo per fare un esempio, il numero medio di dipendenti richiesti alle imprese partecipanti alle gare pubblicate nel 2013 è di circa 6 dipendenti. Ebbene, in Italia il 99% circa degli studi e delle società di ingegneria attive ha meno di 6 dipendenti e viene dunque automaticamente escluso dalle gare, in particolar modo da quelle con gli importi più elevati. Non meraviglia dunque che nel 2013 i professionisti, nelle diverse forme di associazione, siano riusciti ad accaparrarsi soltanto l’11,4% delle somme con cui sono state aggiudicate le gare per servizi di ingegneria senza esecuzione dei lavori. Tra questi molto pochi sono i giovani professionisti.

 Scarica l’analisi del Centro studi Cni su occupazione e remunerazione degli ingegneri italiani

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